
Sono tornata da poco a casa e, senza esserne pienamente consapevole, la prima cosa che ho fatto è stato un rapido giro nelle stanze, come se volessi verificare che tutto è a posto. Che, nel frattempo, la casa non abbia subito cambiamenti. Il mio modo di tornare a casa: guardo dove sono gli oggetti familiari che, ovviamente, sono rimasti esattamente dove li ho lasciati. Poi mi accorgo dell’assurdità di questo controllo e faccio altro.
La verità è che è difficile trovare qualcuno che non abbia piccole o grandi manie di controllo. Io controllo l’ordine esterno della casa, qualcun altro controlla cosa hanno fatto le persone che ama quando è stato assente. Mio figlio, da piccolo, metteva tutti i giochi in fila prima di iniziare a giocare. Diceva che lo faceva per poter scegliere cosa fare ma, spesso, la procedura era così lenta e meticolosa che arrivava l’ora di cena e lui non aveva ancora iniziato a giocare: stava ancora mettendo in ordine i giochi. Comunque è vero: dietro il controllo sta l’illusione di poter scegliere le condizioni in cui vivere. Sta anche l’illusione di poter rimandare certe azioni a quando tutte le condizioni saranno come le desideriamo noi. “Quando tu farai questo io cambierò e farò quest’altro”. È una delle frasi che sento più spesso. Quando il mondo sarà come voglio io finalmente sarò pronto/pronta ad essere me stessa. Nel frattempo la mia vera natura, la mia energia, la possibilità di felicità è rimandata a settembre in attesa che il cambiamento avvenga.
L’altra illusione che il controllo nutre è che sia possibile decidere quando e che il tempo sia un elastico manipolabile che possiamo dilatare. Ci dimentichiamo che il tempo passa mentre stiamo controllando qualcosa. Il controllo diventa il mostro che mangia attenzione, tempo, desiderio. Un mostro che prospera nell’attesa che le cose cambino. Quanto tempo ci vuole perché la vita prenda la forma che vogliamo dargli? Ma quindi abbiamo davvero il controllo? Possiamo davvero controllare qualcosa di più importante e ampio che non siano le mail sul cellulare? Posso controllare se sono amata? Posso controllare se mi amerai anche quando sarò vecchia? O malata? E le emozioni? Posso controllare se esprimerle ma posso controllare se e quando provarle? Posso mettere un po’ d’ordine nel disordine creativo delle giornate?
Spesso più la situazione che viviamo diventa difficile più ci sembra necessario recuperare, da qualche parte, una forma di controllo. Ma la verità è che l’unica cosa su cui abbiamo ancora giurisdizione è la scelta: possiamo scegliere cosa fare e, soprattutto, cosa non fare. Nessun controllo verso il mondo esterno – persone o cose – è destinato a funzionare a lungo. La scelta invece funziona sempre e rende una dignità personale a quello che tenderemmo a controllare. Non posso controllare se mi ami ma posso scegliere se amarti. Non posso controllare cosa fai in mia assenza ma posso scegliere cosa fare in tua assenza. Non posso essere certa che tutto andrà bene ma posso scegliere di mettere cura in quello che faccio.
Così, mentre mi spoglio della forza fittizia e un po’ prepotente del controllo, mi vesto. Mi vesto della luce, leggera e iridescente della scelta e accetto che, davvero, non si sa mai come andrà a finire!
Non sappiamo dove stiamo andando. Non sappiamo cosa succederà. Ma, ricordati, nessuno potrà portarti via quello che hai messo nella tua mente (quello solo tu potrai cambiarlo n.d.r.). Edith Eva Eger
Pratica di mindfulness: La meditazione del fiume
© Nicoletta Cinotti 2019 Vulnerabili guerrieri