Nel suo libro del 1970, “Il piacere”, Lowen parla delle emozioni non tanto come reazioni volontarie o riflessi condizionati ma come costellazioni di fenomeni emotivi connessi tra loro.
Ogni emozione, dice Lowen, può essere definita come un movimento che ha origine da uno stato di eccitazione e di piacere, oppure di dolore.
La memoria e l’anticipazione hanno un ruolo importante nella differenziazione tra le reazioni emotive e le reazioni basilari al binomio piacere-dolore; se non ci fossero la memoria e l’anticipazione a guidare il nostro comportamento, la nostra risposta emotiva sarebbe determinata dal contatto diretto con l’oggetto.
Spesso le nostre emozioni sono composte da più elementi e le parole sono insufficienti a descrivere tutte le sfumature delle sensazioni che un essere umano è in grado di provare. E’ il sentire corporeo che ci permette di cogliere quello che avviene e si dispiega, momento per momento, nel nostro mondo emotivo.
Le emozioni in sè sorgono, fluiscono e scompaiono. Ma i nostri blocchi fisici possono impedire questo naturale fluire e la nostra memoria può strutturare modalità automatiche di reazione emotiva. Modalità reattive che spesso ci spingono proprio dentro la situazione dalla quale vorremmo fuggire.
Lavorare con il corpo permette di ristabilire il flusso naturale delle emozioni, mentre la consapevolezza che emerge dal lavoro con la mindfulness ci permette di interrompere le reazioni automatiche per esplorare, con curiosità ed interesse, noi stessi.
In tutto questo non è ancora sufficientemente esplorato il ruolo degli affetti positivi nei processi di crescita e cambiamento. Per questa ragione quest’anno approfondiremo il tema degli affetti positivi con il ciclo di conferenze, gratuite e aperte a tutti del Centro Studi Di Chiavari e con il progetto, riservato a psicologi, psicoterapeuti e studenti di psicologia, “Il senso della felicità”.
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