L’addome e il bacino concludono questo breve viaggio attraverso i sette blocchi reichiani. Abbiamo scelto di considerare il quarto e il quinto blocco (petto e diaframma) insieme e così anche il sesto e il settimo perché, di fatto, sono contigui e sono quelli più direttamente coinvolti con la qualità della nostra respirazione.
Un centro di gravità permanente?
Stabilire dove si trovi il centro di gravità di un corpo è un’impresa controversa – dipende infatti dalle diverse strutture – possiamo però dire che il centro tende a localizzarsi attorno alla giunzione lombosacrale, quindi proprio in questa area. Questa giunzione è di primaria importanza per la coordinazione dei movimenti corporei, agendo anche come fulcro del senso cinestetico di un individuo; quindi la tensione in questa zona potremmo dire che rompe – metaforicamente e non solo – l’equilibrio del nostro corpo. Oltre a questa funzione di coordinamento, la pelvi ha anche una funzione di contenitore, sia per un uomo che per una donna, e fornisce un sostegno meccanico per la parte superiore del tronco. Se l’inclinazione della pelvi è sbagliata il contenuto addominale è trattenuto solo dai muscoli anteriori e dalla pelle, formando così la caratteristica protuberanza addominale e definendo la forma e l’eventuale stagnazione che riguarda la parte bassa.
La nostra consapevolezza del mondo
La nostra consapevolezza del mondo dipende in larga misura dalla nostra capacità di protendersi e ritirarsi, una capacità che corrisponde alla libertà dei nostri movimenti peristaltici. L’addome infatti, con le funzioni alimentari ed escretorie, insieme al respiro, raccoglie ed esprime la qualità della nostra relazione con il mondo: tratteniamo poco o tratteniamo troppo? Siamo avidi o timidi e riservati? Guardiamo cosa accade a livello viscerale e potremo iniziare a comprendere come certi tratti di personalità abbiano una stratta corrispondenza con i nostri movimenti viscerali. Movimenti che si organizzano a partire dai primi anni di vita del bambino e che sono retti dalle risposte primarie di piacere o dispiacere. Il piacere suscita un movimento espansivo mentre il dolore suscita un ritiro che sia accompagna ad un senso di paura o dolore.
Quando un impulso è trattenuto consciamente, il risultato è un’acuta contrazione muscolare. Quando però la tensione diventa cronica i muscoli si irrigidiscono e il blocco dell’impulso diventa inconscio. Alexander Lowen
La pancia sede delle emozioni
Fin dall’antichità si afferma che la pancia è la sede delle emozioni e dell’inconscio; in anni recenti la ricerca medica ha scoperto che esiste un secondo cervello che potremmo definire enterico o addominale/viscerale che funziona autonomamente da quello superiore.
E’ stata dimostrata l’esistenza di un asse addome-testa: la serotonina tiene continuamente aggiornata la testa su quanto avviene nella pancia attraverso un percorso dal basso verso l’alto mediante messaggi, che vengono percepiti solo quando diventano segnali di allarme e scatenano reazioni di malessere. La sensazione di “fastidio nello stomaco” durante una conversazione stressante può essere un esempio: il sistema nervoso enterico (secondo cervello) comunica con quello centrale (primo cervello), e quando l’intestino soffre, la persona ne risente anche a livello psichico.
Ecco perché il lavoro sui blocchi è così efficace: permette di cambiare la messaggistica di questo asse tra il sistema nervoso enterico e quello centrale.
Quando ci muoviamo con sentimento, il nostro movimento è aggraziato perché è il risultato del flusso energetico che attraversa il corpo. Il sentimento è quindi la chiave della grazia e della spiritualità del corpo. Alexander Lowen
Cosa accade nell’addome quando proviamo una forte emozione?
Quando proviamo una emozione intensa a livello addominale avviene una contrazione che accorcia l’ileopsoas e porta a contrarre, a scopo protettivo, questa zona. L’immagine che può figurativamente descriverlo è la posizione che assumiamo durante i crampi: le gambe si accorciano verso il corpo, l’addome si indurisce, la schiena si curva. Finito il pericolo, finiti i crampi, la muscolatura addominale torna flessibile, l’ileopsoas si allunga, la schiena si raddrizza e così anche le gambe.
La repressione del pianto è una forza corrosiva che danneggia i nostri organi interni, specie l’intestino. Secondo me, coloro che soffrono di una forma di colite piangono interiormente per paura di piangere fuori. Alexander Lowen
Se questa situazione diviene cronica però quello che accade è che diminuiamo il nostro radicamento a terra e ci manteniamo in una situazione di pericolo che viene percepita a livello addominale e centrale. L’intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore. Insomma, è la sede di un secondo cervello vero e proprio. E non a caso le cellule dell’intestino – afferma Michael Gershon della Columbia University – producono il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere. Questo dialogo avviene attraverso il nervo vago.
Il concetto di spirito infranto non è una metafora o un costrutto psicologico, ma una realtà fisica, corporea. Alexander Lowen
L’addome, il bacino e la sessualità
La passione e la reattività sessuale nascono molto prima che inizi un vero e proprio comportamento sessuale, e sono fortemente influenzati dagli aspetti educativi.
Il blocco degli impulsi sessuali, come la repressione di ogni altro sentimento, è ottenuto a prezzo di una tensione muscolare che impedisce alle sensazioni di eccitamento l’ingresso nel bacino o al bacino di manifestarsi e di muoversi al manifestarsi dell’eccitazione. Il bacino immobilizzato è spinto o troppo avanti o troppo indietro e i movimenti naturali di basculamento sono bloccati o ridotti.
Quando il bacino è eccessivamente arretrato in posizione fissa c’è un contenimento della sensibilità sessuale; se invece il bacino è esageratamente spinto in avanti la schiena è curva e l’atteggiamento che ne risulta è simile a quello di un cane con la coda tra le gambe.
Molte persone non si accorgono di avere il bacino bloccato; spesso riescono a muoverlo come se fosse sciolto ma quando non compiono uno sforzo cosciente, riprende una posizione fissa. Nell’attività sessuale gli individui che tengono il bacino in avanti devono spingere i loro movimenti, mentre quelli che lo tengono indietro li devono trattenere.
Tutto il lavoro corporeo ha lo scopo di riportare il movimento originario dando un giusto tono alla muscolatura: questo avviene, molto spesso, con l’accompagnamento di vibrazioni o fascicolazioni. Sono il modo naturale di ripristino del giusto tono muscolare: spesso vengono temute perchè, se la durezza è associata alla forza e alla stabilità, la fascicolazione, con il suo carattere vibratorio, è associata alla tenerezza e all’instabilità.
Imparare a vacillare restando saldi è diventare solidi, diventare umani. Chandra Livia Candiani
Le tensioni della sessualità
La tensione in una qualsiasi parte del corpo si ripercuote sulla sensibilità sessuale ma è soprattutto la tensione alla base del bacino ad influire sulla capacità di abbandonarsi all’orgasmo. Come dice Lowen, la tensione nel pavimento pelvico esprime la paura inconscia che lasciandosi andare avvenga la perdita del controllo sfinterico. Quando questa paura a lasciarsi andare persiste si estende anche all’orgasmo e la persona sperimenta un conflitto tra la pienezza della scarica orgiastica e la paura di perdere il controllo.
Di fatto sul pavimento pelvico si ripercuotono tutte le paure e per rilassarlo dobbiamo prima renderci conto di quanto è teso, come per ogni altra parte del corpo. Rilassando il pavimento pelvico la scarica dell’orgasmo può essere più ricca e piena.
Una visione d’insieme
A questo punto dovrebbe essere chiaro che qualsiasi tensione si riflette in molte altre zone del corpo attraverso compensazioni e aggiustamenti.
Forse i due movimenti più espressivi del corpo sono quelli del bacino e del respiro. Il nostro coinvolgimento con la vita è indicato dal respiro: un bacino non bloccato permette una respirazione più piena e una sessualità più soddisfacente grazie ad un aumento della carica energetica. Se questa carica non viene integrata con il resto del corpo si può avere una sessualità priva di affettività oppure un appetito sessuale accresciuto perché poco integrato.
Fondamentalmente il bacino assume una posizione che esprime il nostro atteggiamento nei confronti della vita: se non è possibile lasciare il bacino libero non è possibile nemmeno un pieno deflusso emotivo e sessuale.
Il respiro e la pancia
Il canone estetico che vuole la vita sottile e la pancia piatta non rispetta il movimento del nostro respiro: la parete addominale ha bisogno di espandersi ad ogni respiro. Se temiamo la pancia finiremo per ipercompensare gonfiando il torace facendo una respirazione trattenuta che tiene il diaframma con poca mobilità per mantenere l’addome “tirato in dentro”.
Ma qual è la ragione di tanta enfasi sulla pancia piatta? E’ davvero solo vanità oppure ci serve per bloccare le emozioni viscerali contenute nell’addome e, più in generale, per ridurre l’impatto delle emozioni che proviamo?
La pancia è la zona meno protetta del corpo: è molle, serena e vulnerabile. Al suo interno ci sono organi vitali ma anche emozioni forti e trascinanti che siamo abituati a contenere. Riportare il respiro nell’addome significa incontrarle: quando il respiro fluisce dentro le emozioni scorrono fuori. Questo spesso comporta un tremore, una vibrazione, che può essere accompagnata da un’ansia che conduce poi ad una sensazione di interezza. Come al solito, è necessario tornare al blocco primario e andargli incontro.
L’amore è un’efficace forza risanatrice, indipendentemente da chi si ama: è l’atto di amare che ha il potere di guarire. Alexander Lowen
Eventi correlati
[ecs-list-events design=”columns” limit=’30’ thumb=’true’ thumbheight=’550′ viewall=’false’ venue=’true’ contentorder=’date, title,venue, excerpt, thumbnail’ buttonbg=”#038793″ buttonfg=”white” button=”Informazioni” cat=”analisi-bioenergetica” ]
© Nicoletta Cinotti 2017
Foto di ©Mr Korn Flakes, ©Aristarcoscannabue, ©Patricia Carmo
Lascia un commento