Molte volte nella pratica chiediamo di osservare la nostra esperienza con gentilezza e precisione. Perché la severità e il giudizio sono dei grandi impedimenti della consapevolezza. E delle grandi limitazione alla relazione.
Ogni volta che analizziamo, biasimiamo o giudichiamo abbandoniamo quella posizione di non giudizio che permette di andare al cuore dell’esperienza. Quando biasimiamo qualcuno, o giudichiamo il suo comportamento o analizziamo ciò che fa non impediamo solo una vera conoscenza dell’altro.Limitiamo, per proteggerci, la nostra possibilità di essere davvero in relazione.
Spesso questo riportare tutto a dei pensieri ha solo una funzione analgesica. Altre volte serve a “tenerci su” a farci credere che abbiamo un controllo sugli eventi e sulla situazione che, invece, non ci appartiene.
Ecco perché la pratica della gentilezza è così essenziale: perché ci permette di andare al di là della visione ristretta delle nostre colpe e delle colpe altrui. Ci permette di vedere al di là della nostra valutazione di indegnità e oltre le nostre più profonde paure. E più esploriamo questi aspetti più nutriamo una tolleranza che riguarda noi e gli altri. La tolleranza che nasce dalla pratica della gentilezza.
Quello di cui stiamo parlando è l’abbandono della durezza della mente giudicante. Dopo tutto non è proprio la mente giudicante che ci manda continuamente il messaggio subliminale che non siamo abbastanza? Ezra Bayda
Pratica di mindfulness: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©Marta Colombo
Lascia un commento