La lettura del corpo è una delle caratteristiche più peculiari della bioenergetica ma anche quella che può suscitare più malintesi. Il corpo infatti è una struttura vivente in continuo cambiamento e la sua lettura dovrebbe tenere conto del momento in cui viene fatta e essere presentata come un’istantanea più che come un ritratto da mettere nella galleria di famiglia.
Fatte queste premesse, bisogna dire che questo strumento, accanto all’analisi del carattere, rimane uno dei più utili sia a scopi diagnostici che terapeutici. “Poiché la funzione si esprime anche nella struttura e nel movimento, possiamo usare entrambi come strumenti diagnostici e agenti terapeutici. L’espressione del sentimento, verbalmente e nel movimento, è utilizzata per produrre l’espressione dell’affetto bloccato”. Questa frase di Lowen ci permette di comprendere bene l’uso che dobbiamo fare della lettura del corpo: permette di individuare l’affetto che è rimasto bloccato dalla contrazione muscolare e in questo modo, attraverso il lavoro corporeo e il lavoro espressivo, possiamo riportare l’emergere dell’affetto congelato. Nello stesso tempo, la capacità di individuare i blocchi e le tensioni permette anche di avanzare delle ipotesi diagnostiche. La chiave rimane, è giusto sottolinearlo, l’affetto bloccato.
Oltre il carattere: il ruolo dell’affetto bloccato
Lowen, con la sua consueta autocritica, negli ultimi anni ha sottolineato l’importanza di andare oltre l’aspetto caratteriale e cito le sue stesse parole: << Abbiamo cominciato ad osservare i tipi caratteriali; riconosciamo l’aspetto orale, quello masochista,quello schizoide, quello rigido nonché quello psicopatico. Li vediamo veramente. Di fatto,però, questo non ci mette nella condizione di risolvere il problema. Non lo fa per due ragioni: primo, perché non vediamo la persona ma solo il tipo. Penso che questo sia stato il punto più debole del nostro lavoro. Non si può fare terapia con i tipi caratteriali. Si può avere bisogno di una tipologia per capire meglio, ma non si può fare terapia su questa base. Bisogna vedere l’individuo, la sua unicità. Questo perché ogni corpo è unico. Può essere fatto risalire ad un carattere ma è sempre unico. La mia abilità personale nel vedere si è approfondita sempre di più. Comincio a non ragionare più in termini di tipi o a parlarne; più tardi mi resi anche conto di non riuscire nemmeno a fare una buona diagnosi riferendomi solo al tipo caratteriale. Qualcuno viene da me e mi dice:”Sono schizoide”. Io lo guardo: “Beh, hai degli elementi schizoidi, lo vedo ma non so”.
Avere uno schema
Nello stesso tempo mi sembra importante sottolineare che lo schema della lettura del corpo di Lowen rimane geniale e attuale insieme.
Lowen utilizza una stella a sei punte come modello del corpo umano, rifacendosi all’immagine leonardiano dell’uomo di Vitruvio. Le due punte superiori riguardano le braccia, le due punte inferiori riguardano le gambe, la punta più alta è la testa e quella simmetricamente opposta sono i genitali
Ma la vera genialità sta nel fatto che Lowen, utilizzando questo schema, mette il corpo in relazione con l’ambiente. Infatti gli arti, la testa e genitali sono definiti non solo rispetto alla funzionalità dell’autoregolazione ma anche, e soprattutto, rispetto alla relazione che stabiliscono con l’ambiente che è diversa a seconda delle diverse strutture caratteriali. Questa struttura permette di comprendere come la persona si relaziona con gli altri e come è organizzata la sua modalità base di protensione verso l’esterno e di ritiro verso l’interno. Due movimenti che sono alla base di tutte le nostre relazioni. Noi abbiamo bisogno di raggiungere gli altri e abbiamo bisogno di poterci ritirare e rimanere in contatto con noi stessi.
Queste sei aree di contatto con il mondo sono rette dalla nostra peculiare modalità di relazione con il piacere: è la ricerca del contatto (piacevole) che ci spinge a protendersi ed è l’ansia che ci impedisce di farlo.
Il piacere e i confini del corpo
La sensazione di piacere è un movimento espansivo del corpo e la sua ampiezza ci fornisce il senso del confine corporeo. In alcuni caratteri, come vedremo negli articoli delle prossime settimane, il confine corporeo è interno e le strutture di contatto non hanno confini definiti ma permeabili, come accade nel carattere schizoide. Quando una persona è in uno stato di piacere ha gli occhi scintillanti, il colorito roseo, un modo di fare spontaneo e vivace, si muove con leggerezza ed è a proprio agio. Questi segni sono la manifestazione del flusso di sensazioni diretto alla periferia del corpo, un flusso che parte dal nucleo centrale, rappresentato graficamente come il cerchio centrale della stella, e che rappresenta il Sè e il luogo da cui partono gli impulsi. Anche quest’area ha dimensioni diverse: dimensioni che sono date dalla forza del Sè. Più precoce è stato il ritiro dalla relazione con l’ambiente, più piccolo e contratto sarà il nucleo centrale e la capacità di espandersi alla ricerca del piacere e della relazione. I confini sono anche definiti dalla risposta che l’impulso riceve dall’ambiente: se l’ambiente dà una risposta avversativa all’impulso, la risposta dell’organismo sarà quella di strutturare una contrazione muscolare perché l’impulso non arrivi alla superficie.
Quando osserviamo un corpo il primo aspetto è determinare fino a che punto la persona è capace di espandersi e di rispondere con piacere all’ambiente che lo circonda. Questa risposta implica un flusso di sensazioni affettive che provengono dal nucleo centrale e raggiungono gli altri. Metaforicamente – e forse non solo – potremmo dire che questo flusso esprime la nostra capacità e potenzialità espressiva degli affetti e se il nostro movimento interiore è libero, l’affetto carica energeticamente tutta la periferia, testa e genitali compresi, senza che questo significhi, ovviamente, la necessità di passare ad un agito.
a cura di © Nicoletta Cinotti
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