Nella nostra esperienza soggettiva il vissuto emotivo, cioè l’insieme dei sentimenti e delle emozioni che determinano l’umore, potrebbe essere paragonato ai colori di un quadro: gioia, tristezza, ansia, rabbia e allegria con tutte le possibili sfumature e gradazioni, formano una tavolozza in grado di rendere ogni esperienza unica ma allo stesso tempo riconducibile ad uno stile personale nelle relazioni, dove è ben riconoscibile il tratto dell’autore.
Aspetti genetici, ambientali, relazionali, esperienze traumatiche o gratificanti, contribuiscono a creare nello sviluppo dell’individuo strutture caratteriali che prevedono reazioni emotive organizzate secondo patterns in qualche modo stabili e più o meno adattativi. Così la componente temperamentale, cioè più legata corredo biologico di fondo dell’uomo, viene a mescolarsi negli anni alle relazioni infantili e adulte, ai rapporti educativi, agli eventi emotivi, alle difese, resistenze, e ai condizionamenti del carattere. I quadri di personalità che ne risultano, quando sono disfunzionali, vengono definiti nell’attuale nosografia psichiatrica (raccolta nel Manuale Diagnostico Statistico dell’Associazione Psichiatrica Americana, il “DSM IV”) “come modelli abituali di esperienza o comportamento che si discostano notevolmente dalla cultura a cui l’individuo appartiene e si manifestano in almeno due delle seguenti aree: esperienza cognitiva, affettiva, funzionamento interpersonale e controllo degli impulsi”. Ciascuno dei tre gruppi o “cluster “ in cui vengono raggruppati i disturbi di personalità, prevede una caratteristica modalità di vivere le emozioni: il ritiro e la rigidità emotiva, l’instabilità e la drammatizzazione, l’ansia e la paura.
Il substrato fisiologico di queste organizzazioni psico corporee è costituito da alcune strutture profonde del cervello, il cosiddetto sistema limbico e dal sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico) connesso con tutti gli organi e apparati del corpo, che insieme rappresentano un efficientissimo meccanismo di risposta agli stimoli sia esterni che interni, funzionante secondo i principi dell’autoregolazione e della regolazione interattiva.
Le diverse strutture, prima fra tutte l’ipotalamo che rappresenta il centro di regolazione delle funzioni dell’organismo e vero crocevia tra sistema immunitario, endocrino e psichico, sono connesse da circuiti neuronali che comunicano attraverso neuro mediatori, (principalmente dopamina, noradrenalina e serotonina),
Rabbia e paura, per citare due emozioni fra le più studiate dai neurofisiologi, vengono scatenate per esempio da stimoli visivi e uditivi inviati direttamente al sistema limbico che determina fra l’altro le risposte fisiche ben note legate alle emozioni (accelerazione del battito cardiaco, sudorazione etc). Di fronte a stimoli riconosciuti come potenzialmente dannosi, il sistema attiva la risposta di stress difensivo che mira a raggiungere un adattamento con l’ambiente che sia funzionale alla sopravvivenza (tipicamente i comportamenti di attacco e fuga).
In alcuni disturbi psicopatologici, quali i disturbi dell’umore, tali meccanismi vengono alterati: in particolare la regolazione delle emozioni appare compromessa, per cui possiamo sentirci per esempio sopraffatti dalla tristezza o dall’ansia senza che nella nostra vita in quel momento sia accaduto nulla di triste o di minaccioso, oppure esageratamente euforici in modo altrettanto immotivato.
Episodi depressivi singoli, ricorrenti o alternati a fasi di euforia rappresentano esperienze soggettivamente assai dolorose e invalidanti, spesso con pesanti ripercussioni sulla vita personale e lavorativa, che possono interessare, secondo i dati di studi epidemiologici recenti condotti in Italia, fino al 10% della popolazione nel corso della vita.
In questi casi può essere indicata la prescrizione di farmaci cosiddetti antidepressivi e “stabilizzatori dell’umore” che hanno dimostrato alle prove cliniche una significativa efficacia nel migliorare tali disturbi riequilibrando l’azione dei neuro mediatori.
La gestione ottimale di tali terapie è una competenza dello specialista psichiatra, che potrà avviare, in contemporanea o una volta ottenuta una remissione di tali sintomi, un percorso psicoterapeutico volto alla comprensione e alla trasformazione personale.
a cura di Raffaele Radmann