Questa è una delle meditazioni più belle che ho praticato. La uso insieme e come preparazione alla pratica di metta ed è nata dall’esperienza del lavoro che ho fatto con Saki Santorelli, attuale presidente del Center for Mindfulness, dell’Università del Massachussets
Cullare il cuore
Man mano che la nostra pratica di mindfulness si sviluppa possiamo trovarci a sperimentare il nostro cuore così com’è, al naturale, non ancora cotto dalle nostre difese.Allora un senso di tenerezza e vulnerabilità, una spaziosità insolita e quasi insostenibile, inizia a sorgere.
Questo sentimento è una parte, una quantità e qualità di un cuore aperto. Molto di ciò che emerge in questi momenti è colorato da pensieri e immagini. È impossibile affrontare o sostenere ciò che c’è se ci sentiamo senza valore o non amati. Per lavorare con tutto questo dovremo attraversare la turbolenza della nostra mente per scoprire l’apertura e la spaziosità senza parole del cuore.
Nella meditazione che faremo adesso vi inviterò a portare la vostra attenzione nella zona del petto. Naturalmente se guardiamo in senso fisico al nostro petto non troveremo mai quell’organo di conoscenza degli affetti e delle cose che chiamiamo Cuore.
Ciononostante il nostro linguaggio è pieno di riferimenti a questo aspetto della vita e alla sua esistenza nel petto, come dimora del cuore. Tutte le parole che usiamo, le metafore che utilizziamo, esprimono come questa parte sia vitale, anzi questione di vita e di morte, per tutti noi.
Possiamo fare questa meditazione sia seduti che sdraiati con le gambe allungate e le braccia lungo il corpo. Se scegliete la posizione sul pavimento un piccolo cuscino o una coperta posti sotto di voi potrebbe essere utile.
Quando avrete trovato una posizione comoda portiamo la nostra attenzione al respiro, prendendoci del tempo per entrare in contatto con il flusso del respiro. Possiamo anche portare l’attenzione al corpo, alle sensazioni di calore o di fresco, di agio o di agitazione, di leggerezza o di pesantezza, di solidità o di inconsistenza…la sensazione
di contatto con il pavimento o con la sedia o con il cuscino…., la consapevolezza dei suoni, dentro di noi o attorno a noi….notando il gioco e l’intreccio dei pensieri e delle emozioni….mentre rimaniamo seduti o distesi consapevoli del nostro respiro…..consapevoli dell’insieme delle nostre sensazioni fisiche….la sensazione di tenersi o di essere sostenuto dalla sedia o dal pavimento…il respiro supportato e contenuto dalle nostre braccia distese, senza bisogno di fare nulla senza bisogno di far accadere qualcosa…vivendo nel flusso del respiro con la consapevolezza della vita stessa che si presenta come suono, pensiero o emozione….
Quando ci sentiamo pronti portiamo la nostra attenzione al centro del nostro petto, diventando consapevoli di qualsiasi sensazione emerga in quella zona…consapevoli del petto e di quella dimora delle nostre sensazioni emotive che chiamiamo cuore. Sentiamo il ritmo del respiro, il movimento dell’inspirazione e dell’espirazione permettendo al movimento del respiro di diventare simile al lento dondolare di una culla.
Gentilmente culliamo, il nostro cuore tenero e aperto, con tenerezza e gentilezza…culliamo, muoviamo gentilmente…permettendo che l’abbraccio della culla che sostiene il petto e il movimento del respiro ci nutrano dandoci quella sicurezza e quello spazio che ci permettono di conoscerci…davvero…diventando familiari con questa tenerezza e con questo calore. Respiriamo…dondoliamo….culliamo per tanto tempo quanto ci è necessario….lasciando che questa dimensione guaritrice della mindfulness sia rivelata dalla scoperta del nostro cuore aperto….un cuore che può accettare senza rifiutare o giudicare.
Consapevoli del respiro…aperti alla vastità del cuore…nella grazia di questo momento…la grazia di essere semplicemente se stessi…con se stessi.
Cullare…respirare….dondolare..cullare nel caldo abbraccio del nostro cuore
© Nicoletta Cinotti 2014
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