Foto di Gerhard Richter
Siamo abituati a pensare che crescere, per un bambino, significhi naturalmente attraversare una serie di grandi cambiamenti corporei. Siamo attenti al suo sviluppo, alla sua altezza e peso, esibiamo orgogliosi le sue misure alla nascita eppure tendiamo a sottovalutare quanto il corpo giochi un ruolo centrale anche nello sviluppo affettivo, psichico e mentale. E quanto la relazione tra genitori e figli sia mediata dalle giocose interazioni che avvengono attraverso lo scambio corporeo.
Lo sviluppo corporeo
L’idea che lo sviluppo corporeo sia alla base della crescita psichica e cognitiva del bambino non è recente. Già negli anni ’30, lo psicologo Jean Piaget, compiendo degli studi osservativi sullo sviluppo dei propri figli, arrivò a formulare delle ipotesi, largamente confermate, su come ciò che il bambino sperimenta con il corpo sia alla base dello sviluppo cognitivo.
L’attenzione all’osservazione del comportamento quotidiano dei bambini permise a Piaget di delineare delle tappe di sviluppo cognitivo in cui i dati delle esperienze corporee venivano progressivamente integrati fino a formare la capacità di pensiero linguistico e simbolico. Se la psicoanalisi di quegli anni disegnava un neonato immerso nell’isolamento simbiotico e narcisistico, le osservazioni condotte nell’ambiente quotidiano e familiare rilevavano un ampio spettro di capacità relazionali e personali. Capacità che si esprimevano, per l’appunto, attraverso le crescenti abilità motorie.
Un neonato competente
Oggi non ci sono più dubbi sul fatto che, alla nascita, siamo di fronte ad un “neonato competente”, capace di rispondere agli stimoli ambientali e fortemente orientato allo sviluppo di modalità di autoregolazione e di relazione. Sono queste competenze di base che sosterranno lo sviluppo sia del cervello che della mente del bambino. La consapevolezza che il neonato ha della propria madre e la sua spontanea capacità di imitare l’adulto per cercare compagnia saranno la base di quel dialogo senza parole che contraddistingue tutto il primo anno di vita. Un dialogo che, seppur silenzioso, disegnerà la basi sia delle relazioni genitoriali che lo sviluppo e la maturazione delle emozioni primarie. Ciò che avviene nel mondo non verbale del neonato, attraverso il dialogo corporeo – emotivo con le figure di riferimento, è letteralmente la costruzione, attraverso l’esponenziale crescita della corteccia cerebrale e delle connessioni sinaptiche, delle modalità preferenziali di risposta agli stimoli relazionali e propriocettivi. Come mostra la figura lo sviluppo della corteccia cerebrale, il prodursi delle connessioni sinaptiche, è orientato e modulato dalle esperienze precoci. Esperienze che verranno registrate nella memoria procedurale e corporea connessa alla funzionalità dell’emisfero destro del cervello.
Le esperienze corporee sono su base relazionale
Queste esperienze sono fondamentalmente esperienze su base relazionale. Non è tanto il gioco che si muove di fronte agli occhi del bambino che stimola il suo sviluppo, quanto il poter condividere con un adulto sintonico la gioia di quell’esperienza.
Chiunque abbia avuto un bambino ricorderà l’emozione dei primi sguardi e la sensazione, profonda e persistente, che “lui capisca”. Una sensazione spesso accolta con incredulità da parenti ed amici. In questo caso possiamo dire che hanno ragione sia gli “innamorati genitori” che gli amici. I genitori hanno avuto modo di costruire con il loro bambino un legame, fatto anche dalla ricca esperienza di corporeità della gravidanza ed è su questa base che iniziano a comunicare con il proprio neonato. Gli amici sono, invece, ancora estranei alla relazione e al legame con questa nuova persona. Il coinvolgimento interpersonale richiesto dall’esperienza di essere genitori si fonda su bisogni complementari a quelli del bambino, specialmente sul bisogno di conoscere e di comprendere e sul bisogno di sentirsi conosciuti e compresi. Il bisogno di sentirsi conosciuti e compresi origina nel bisogno, che dura tutta la vita, di sentirsi socialmente connessi con altri esseri umani e pone nella nostra infanzia la base dei comportamenti sociali della vita adulta.
I genitori innamorati
La relazione tra genitori e figli prosegue e si interseca con la crescita corporea. Periodi più lunghi di veglia, lunghi sguardi ricambiati,“conversazioni sonore” senza parole costruiscono il terreno in cui la relazione madre, padre, bambino cresce e si interseca. Una relazione che si sviluppa sulla base del piacere e della gioia condivisa. E’ la gioia condivisa il sentimento più presente nel primo anno di vita, contraddistinto da momenti sempre più ampi e nutrienti di scambio giocoso tra il bambino e il genitore e il pianto, il disagio relazionale, l’insoddisfazione sono viste come situazioni rispetto alle quali intervenire per riportare al più presto la serenità. Il neonato e il bambino piccolo imparano a crescere sulla base di questi reciproci momenti di gioco condiviso. Un gioco che è, prima di tutto corporeo, ma che declina tutto lo spettro delle emozioni primarie e insegna al bambino come modulare e regolare le proprie emozioni. Questo gioco e questa condivisione di emozioni costruisce, in senso letterale, il legame emotivo che lega genitori e figli.
Una base sicura
Il benessere che nasce dalle cure genitoriali crea quello che John Bowlby ha chiamato una “base sicura” che permette al bambino di svilupparsi ed esplorare il mondo che lo circonda. L’esperienza della base sicura, la creazione di un legame di attaccamento sicuro con i propri genitori si crea e cresce attraverso tre elementi fondamentali: sintonia, equilibrio e coerenza. Tre elementi che saranno poi alla base anche della comunicazione verbale. L’esperienza della sintonia nasce dalla capacità di rispondere in maniera adeguata ai bisogni, espressi in maniera corporea e non verbale. Per poterci sintonizzare con questo livello di comunicazione il contatto è un elemento fondamentale. La sintonia è, infatti, una esperienza “di pelle”, intuitiva e immediata come nell’innamoramento e nella simpatia. Una esperienza che a volte può sfuggirci e che il contatto aiuta a regolare e ripetere. E’ la sintonia che permette al bambino di sperimentare stati emotivi tollerabili. Infatti quando la risposta del genitore tarda o è inadeguata, il pianto diventa inconsolabile o prolungato. Il massaggio può diventare così una importante strumento, sia per lo sviluppo della sintonia già presente, che per la costruzione di sintonie meno immediate.
Il massaggio bioenergetico dolce
E’ in questa fase che si possono collocare le esperienze di massaggio bioenergetico dolce, un massaggio estremamente delicato che nasce come trattamento per i bambini neonati prematuri in terapia intensiva. Da questa esperienza iniziale, la pediatra che ne è stata l’ideatrice, Eva Reich, ha iniziato a sperimentarlo in tutte quelle situazioni in cui c’erano disturbi nella relazione d’attaccamento madre – bambino o problemi post-natali connessi a traumi o difficoltà nella crescita. I risultati clinici sono stati rilevanti. Il massaggio viene praticato prima alla madre, durante la gravidanza, oppure viene insegnato dopo la nascita del bambino ed è una serie di tocchi delicati e leggeri come “ali di una farfalla”. E’ la madre che tocca il proprio bambino, imparando a sperimentarlo direttamente con il proprio piccolo. Questa è una attenzione importante nel massaggio con i bambini: sono i genitori che imparano a massaggiare e che, imparando a toccare con attenzione e sensibilità, approfondiscono così la relazione profondamente corporea che c’è con i propri figli.
L’attenzione che Eva Reich dava anche al corpo della madre parte dall’idea che solo se si è sperimentata una buona situazione di accudimento si può poi restituirla ai propri figli. In ogni momento della vita è possibile riparare accudimenti passati non soddisfacenti. Possiamo farlo, appunto, attraverso questo massaggio che, ricevuto da adulti, ci permette di sentirci di nuovo come neonati curati e amati da mani dolci e rispettose. Nella preparazione al parto e nei gruppi di donne in gravidanza la madre riceve il massaggio dal proprio partner e, fino a che la pancia non è troppo ingombrante, può restituirlo con altrettanta attenzione.
Il Pronto soccorso emozionale
Questo tipo di massaggio è stato utilizzato anche, sia in Italia che in Germania, per il cosiddetto Pronto Soccorso Emozionale. Un intervento rivolto ai neonati traumatizzati con lo scopo di affrontare, attraverso il lavoro corporeo, le crisi post natali. In questo lavoro genitori e bambini traumatizzati da nascite difficili, separazioni impreviste dovute a malattie, difficoltà di allattamento, difficoltà di sonno, crisi di pianto prolungato, vengono aiutati portando l’attenzione e l’intervento sia sulla relazione d’attaccamento madre bambino che sulle tensioni corporee – emotive presenti all’interno della famiglia. Le crisi nelle relazioni familiari sono, infatti, una forma di dis-regolazione dovuta alla perdita del contatto tra i membri della famiglia. Per questa ragione il primo modo per intervenire è quello di promuovere la possibilità di ripristinare le naturali capacità di contatto interne alla famiglia stessa. In questo modo l’intervento, prima di diventare specificatamente terapeutico, ha lo scopo di sostenere e aumentare le naturali risorse e la capacità di recupero interna allo stesso nucleo familiare. L’idea base è quella di promuovere un cambiamento non “diretto” dall’esperto, in modo che le necessarie trasformazioni siano sostenibili dalla realtà esistenziale di quella specifica famiglia.
a cura di Nicoletta Cinotti 2016
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