Classe n°1
Elogio dei piedi
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi. Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.
Erri de Luca
Classe n°2
Il Corpo
E’ misterioso, le capacità che possiede uno pensa di poterle esercitare, allenare, ma la verità è che ci è stato spedito da migliaia di generazioni che lo hanno reso così resistente, così versatile.
Ha una intelligenza fisica il corpo, più lo sperimenti più vedi che possiede dei margini misteriosi di adattamento, di miglioramento.
E’ una bestia antica, molto più antica di noi. Io mi ci trovo bene, ho un buon regime di consumo e di rinnovo di energie. Ho scoperto che le energie per rinnovarsi le devi consumare completamente, tutte le volte che ti sei risparmiato, che hai conservato un po’ di energie, quella volta lì hai guastato il loro rinnovo. Si rinnovano solo le energie interamente spese.
Erri De Luca
Classe n°3
Quattro quartetti
Là essi erano, dignitosi, invisibili,
si muovevano sulle foglie morte senza calcarle,
nel caldo autunnale, per l’aria che vibrava,
e l’uccello chiamava, rispondendo
alla musica non udita nascosta tra i cespugli.
E c’era lo sguardo non visto, perchè le rose
avevano l’aspetto di fiori che sono guardati.
T.S. Eliot
Classe n°4
Il piacere
Il piacere è un canto di libertà, Ma non è libertà.
E’ la fioritura dei vostri desideri, Ma non il loro frutto.
E’ un abisso che esorta alla scesa, Ma non è profondo né alto.
E’ un uccello in gabbia che si alza in volo, Ma non è lo spazio conquistato.
Sì, francamente, il piacere è un canto di libertà.
E io vorrei che lo intonaste in tutta pienezza, ma temo che a cantarlo perdereste il cuore.
Spesso, negandovi al piacere,
non fate altro che respingere il desiderio nei recessi del vostro essere.
Chissà che non vi attenda domani ciò che oggi avete negato.
Anche il vostro corpo conosce la sua ricchezza e il suo legittimo bisogno, e non permette inganno.
Il corpo è l’arpa della vostra anima,
E sta a voi trarne musica armoniosa o confusi suoni.
Khalil Gibran
Classe n°5
La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri
La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
Mi piacciono i barboni.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose,
catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.
Alda Merini
Classe n°6
Il piccolo rubino
Il piccolo rubino che tutti desiderano
È caduto sulla strada
Alcuni pensano si trovi al nostro est, altri al nostro ovest.
Alcuni dicono, “tra le rocce primitive della terra, ” altri “nelle acque profonde.”
L’istinto di Kabir gli rivelò che era dentro di sé,
e quanto valesse
ed egli lo avvolse con cura nel tessuto del suo cuore.
Kabir # 33
Classe n°7
Lungo molti anni
Lungo molti anni
a grande prezzo
viaggiando attraverso molti paesi
andai a vedere alte montagne;
soltanto non vidi
dallo scalino della mia porta
la goccia di rugiada che scintillava
sulla spiga di grano.
Tagore
Classe n°8
Non sto pensando a niente
Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita…
Non sto pensando a niente.
E’ come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente…
Fernando Pessoa
Classe n°9
Sensazione
Nelle azzurre sere d’estate, andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera:
trasognato sentirò la frescura sotto i piedi
e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Io non parlerò, non penserò più a nulla:
ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro,
nella Natura, lieto come con una donna.
Arthur Rimbaud
Classe n°10
Io sono Io
(…)
Il ritmo delle mie associazioni si rallenta
la sensazione del mio corpo si fa intera
completa, densa e sottile.
Sento la pulsazione del sangue in tutto il mio corpo-
Il ritmo della respirazione si fa leggero, profondo, regolare.
Calma e serenità abitano in me.
Non c’è altro se non la vigilanza del mio pensiero
il sentimento di me stesso
la sensazione di me stesso
la coscienza di tutto me stesso.
Imparare a manifestarmi in atti
parole, sentimenti e pensieri
libera dall’abitudine radicata del comportamento
risultante da tutte le reazioni soggettive
sin dall’infanzia.
Accedere all’altra parte di me.
Realizzazione di me per opera di me stesso.
L’altro, in me, che è sempre stato là
con cui non ho contatto
che non ascolto
al quale non mi apro.
Ciò che ognuno cerca
è in sé
e in nessun’altra parte.
Il cammino è davanti a sé
se si aprono gli occhi
e non li si richiude.
Avete le orecchie, ma non ascoltate affatto.
Avete gli occhi, ma non vedete niente.
Avete i sensi, ma non sentite.
Avete la parola, ma essa non si fa
né Verbo, né Silenzio.
Il sonno psichico e l’immaginario
in voi stanno al posto della presenza.
Ve ne accontentate pienamente,
mentre in voi grida il richiamo
a un reale che è Risveglio,
Presenza, Coscienza, Visione
della e nella realtà
di quell’altro in voi,
che è integralmente voi.
Tutto è sostanza-materia
Il corpo come “luogo”
Il corpo come “mezzo”
Il corpo come “realtà”
Morto a tutto se stesso
per una nuova nascita.
Solange Claustres
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