La pazienza sembra una qualità piuttosto fuori moda. Viviamo in un mondo veloce e spesso la velocità ci viene richiesta come prova della nostra intelligenza.
Eppure la pazienza gioca un ruolo centrale nella possibilità di essere consolati e di saperci consolare. Perché ci insegna a sapere che il dolore passa, che il piacere finisce e che, molte volte, le cose sono neutre.
Senza la pazienza penseremmo che il dolore durerà per sempre. Che il piacere durerà per sempre e che la noia durerà per sempre. Invece la pazienza ci aiuta e ci traghetta alla fine delle cose, al loro mutare. Ci insegna che ogni cosa cambia e ci restituisce così la possibilità di commuoverci
Ci porta per mano nelle diverse stagioni della vita, alla fine delle nostre tragedie e delle nostre commedie. Ci tiene a galla quando le cose vanno male e ci fa gustare il sapore delle cose che vanno bene.
Forse è così obsoleta perché nasce dall’aver sentito e dall’aver patito. Forse è così insolita perché è l’esatto opposto dell’ansia che brucia e consuma il tempo. Eppure, paradossalmente, dell’ansia è il miglior rimedio naturale.
Considero la pazienza un atteggiamento etico fondamentale. Se praticate la pazienza è quasi inevitabile che coltiviate anche la consapevolezza e la vostra pratica meditativa diventerà gradualmente più ricca e matura. Dopo tutto, se in questo momento non intendete mutare il corso degli eventi, la pazienza sa come trovare applicazione. Ci ricorda che le cose si svolgono secondo i propri ritmi. Non si può anticipare le stagioni; arriva la primavera e l’erba cresce da sola. Jon Kabat Zinn
Pratica del giorno: Meditazione camminata
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
Foto di ©il.aria_m
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