
Smart working, outplacement sono termini inglesi per dichiarare in un caso il lavoro da casa, in remoto, nell’altro il licenziamento, uno degli eventi peggiori e più temuti da tutti. Perché proprio di sabato mattina parto da qui? Perché c’è una bella storia da raccontarti. Alcuni anni fa James Pennebaker fu contattato da una società che si occupava della ricollocazione di persone che avevano perso il lavoro per chiedere aiuto per un gruppo di ingegneri – tutti della stessa azienda – che avevano perso il lavoro contemporaneamente. Si trattava di un centinaio di persone di età media 52 anni. Erano passati sei mesi e non erano ancora stati ricollocati.
Pennebaker, da ricercatore di psicologia sociale organizzò una ricerca dividendo in tre gruppi con tre compiti diversi. Al primo gruppo fu chiesto di scrivere i pensieri riguardo al licenziamento per 5 giorni consecutivi per mezz’ora al giorno. Al secondo gruppo venne chiesto di scrivere un testo sulla gestione del tempo, sempre per 5 giorni consecutivi e sempre per mezz’ora e il terzo gruppo non ebbe nessuna indicazione. Nell’arco di 3 mesi il 27% delle persone del primo gruppo aveva ritrovato lavoro contro il 5% degli altri due gruppi. Sei mesi dopo il 53% di coloro che avevano partecipato al primo gruppo aveva trovato lavoro contro il 18% degli altri due gruppi. La cosa sorprendente è che tutti e tre i gruppi avevano avuto lo stesso numero di colloqui di lavoro. L’unica differenza era che il primo gruppo aveva scritto dei tesi sui loro sentimenti riguardo alla loro situazione.
Cosa ha funzionato?
Secondo Pennebaker la risposta sta nella gestione delle emozioni negative: chi li ha esplorati ha avuto maggiori possibilità di accettare la situazione e di lasciar andare il risentimento e il rimpianto. Secondo Pennebaker i sentimenti di ostilità verso l’ingiusto licenziamento avevano compromesso i colloqui di lavoro successivi. È vero però che alcune persone affermano che, dopo aver scritto i loro sentimenti dolorosi sono più tristi o agitati. Le ricerche condotte su vari gruppi di persone ci aiutano ad avere una mappa di cosa funziona e di come dovremmo scrivere. Quindi scrivere sì, ma come?
Quindi scrivere sì, ma come?
Ecco un breve elenco di criteri da seguire:
- Non è necessario ripescare il passato. Il passato che è ancora attivo si nasconde sempre nel presente e in come lo viviamo. Come ti racconto in “Scrivere la mente” alcuni esercizi possono aiutarti ad individuale le tue storie passate che continuano ad ostacolarti. E non è detto che siano quelle che credi tu. Alcuni degli esercizi presenti nel libro ti aiutano a capire quali sono le cose del passato che ti ostacolano ancora, al di là del tuo giudizio che può essere condizionato da vari fattori.
- Argomento di scrittura: non andate a scavare nel passato ma scrivete sul presente, esprimendo i vostri sentimenti: che cosa provate al riguardo e perché.
- Scrivo bene, scrivo male: non preoccupatevi della grammatica, dell’ortografia, della struttura della frase
- Mi blocco: se ad un certo punto siete bloccati ripetete quello che avete già scritto
- Quando scrivo?: Ogni volta che ne sento il bisogno. Non è necessario farlo quotidianamente
- Evitamento: non usare la scrittura come forma di evitamento né come modo per rintanarti in te stesso. La scrittura è un mezzo espressivo e come tale va usato.
- Dove? In qualunque luogo ti sia possibile durante la quarantena (Incluso il bagno). In qualunque luogo ti sia possibile quando sarà finita la quarantena.
- Cosa faccio di quello che scrivo? Se vuoi puoi inviarmelo. lo leggerò ma non ti assicuro che risponderò perché l’importante è che lo leggerò. Pensaci bene prima di condividerlo sui social. La condivisione sana è un atto riflessivo. Inoltre l’idea di condividerlo a volte influisce sulla libertà con la quale scriviamo. Prima scrivi pensando che rimanga segreto e dopo rifletti se vuoi davvero condividerlo, sappi che non è necessario.
- Detesto scrivere: Poiché il punto è l’aspetto espressivo può andare bene anche fare un vocale. All’inizio può essere imbarazzante ma ricordati che l’unico giudice che ti aspetta sei tu, non gli altri. Convinci il tuo giudice a lasciarti libero!
Cosa posso aspettarmi dopo?
Subito dopo aver esplorato le nostre emozioni potremmo percepirli più intensamente ma l’effetto positivo si verifica dopo. In genere già dopo un’ora si può aver un senso di sollievo. Comprendere i propri stati d’animo altra perchè ci permette di guardare le cose da un’altra prospettiva.
© Nicoletta Cinotti, “Addomesticare pensieri selvatici”
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