
Il tema della sofferenza e della felicità occupa le mie giornate. Forse la ricerca della felicità occupa tutte le nostre giornate. Che spesso passano a fare i conti con qualche forma di sofferenza.
Soffriamo quando siamo separati da ciò che desideriamo e amiamo e quando non riusciamo ad ottenere ciò che vogliamo. Soffriamo quando non vorremmo essere nella situazione in cui ci troviamo.
In fondo tutte le forme di sofferenza possono essere riunite in queste tre grandi categorie: separazione, assenza e presenza non desiderata. Lo sappiamo, sappiamo che non possiamo trattenere la felicità, scacciare il dolore e conoscere tutto. Sappiamo bene che anche quello che possediamo non è completamente nostro e che potremmo perderlo. Ciononostante ci comportiamo come se fossimo padroni e la perdita fosse un’offesa. E tutto questo è una continua fonte di sofferenza. La realtà è più instabile di quello che vorremmo. Noi stessi siamo più instabili di quello che vorremmo e il nostro tentativo di renderci più solidi incontra tantissimi ostacoli ed è, in fondo, fonte solo di guai.
La buona notizia è che questo tipo di sofferenza può terminare quando comprendiamo che non possiamo trovare la felicità con mezzi impropri. Da questo punto di vista quindi la sofferenza è un segnale: ci avvisa che non siamo consapevoli di noi e della nostra vita. Ci avvisa e ci offre due opportunità: lottare o comprendere. Ci mette di fronte ad un bivio in cui possiamo scegliere se ripetere le solite risposte o inventarne delle altre. Un segnale da accogliere con pazienza perché ci dice che, dietro ad ogni nostra sofferenza, c’è qualcosa a cui siamo attaccati e che prolunga il dolore.
Quello è l’interruttore della felicità: lasciar andare quell’aggrapparsi, quel pretendere che le cose siano diverse da come sono.
E quando troviamo quell’interruttore siamo andati più in profondità nella nostra vita. Perchè abbiamo avuto la pazienza di esplorare e la saggezza di non lottare.
La pazienza è una grandissima forma di onestà: permette che le cose non peggiorino e lascia agli altri lo spazio perchè possano esprimersi senza incontrare la nostra reattività, anche se dentro di noi stiamo reagendo eccome. È per questo che credo che la pazienza sia una forma di assenza di paura. Se pratichiamo questo tipo di pazienza – quella che conduce alla diminuzione della aggressività e della sofferenza – coltiviamo un incredibile coraggio. Pema Chodron
Pratica di mindfulness: La semplice bellezza de La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
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impaziazenza e paura un binomio letale!!! grazie Nicoletta!