Abbiamo paura di quello che sfugge al nostro controllo e, per questa ragione, abbiamo paura anche di ciò che sfugge alla nostra volontà perché la volontà è una delle funzioni base del controllo. Così se nel corpo accade qualcosa che è fuori dalla nostra volontà cosciente possiamo arrivare a provare moltissima paura. Una paura che può sconfinare nel panico anche se il segnale corporeo che incontriamo è molto piccolo come intensità.
La nostra ipocondria nasce così: sentiamo qualcosa dentro di noi che sfugge dalla volontà, dal movimento consapevole. Qualcosa che è espressione di una vitalità che percepiamo come estranea e che la paura trasforma – immediatamente – in un sintomo di malattia. La vera malattia è pensare che solo ciò che è sotto controllo sia sicuro e che il corpo non abbia una vita propria, fuori dalla nostra volontà e coscienza.
In realtà, tanto più il dialogo con il corpo è nutrito dalla consapevolezza, tanto più possiamo avere la possibilità di comprendere il suo linguaggio interno. Anche quando ci manda segnali non immediatamente spiegabili. Ma se il nostro dialogo è fatto di prepotenza e sopraffazione, se lo trattiamo come se fosse una macchina che deve funzionare bene ad ogni tagliando, qualsiasi leggera deviazione dalla norma può spaventare. Spaventa perchè ci sentiamo in colpa. Perchè sappiamo che l’abbiamo trattato ingiustamente, perchè sappiamo che siamo estranei in casa nostra.
Così le vibrazioni, che spesso sono prodotte dal lavoro corporeo bioenergetico, possono essere scambiate per insicurezza anziché per vitalità. E le emozioni, che scaturiscono dalle vibrazioni, possono essere scambiate per problemi anziché parte del processo di dialogo che sta avvenendo. Parte della riconciliazione con noi stessi che procede al di là della nostra volontà attraverso le strade della percezione corporea. Le strade della percezione corporea hanno un linguaggio in cui il corpo ci parla senza parole. Ci parla con quel linguaggio che è il primo linguaggio che abbiamo incontrato: il linguaggio del corpo.
Il viaggio alla scoperta di sé non è mai concluso e non c’è terra promessa dove alla fine approdare. Alexander Lowen
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2017 Dimorare nel presente dimorare nel corpo Foto di ©hellophotokitty
Lascia un commento