
Mi sembra che sia ormai d’ordine comune che la comunicazione è fondamentale. Viene tradotto con “Bisogna parlare“. Io lo tradurrei con “Bisogna ascoltare”.
La comunicazione infatti non nasce dalle parole – quante ne diciamo che invece di avvicinare, allontanano? – la comunicazione nasce dall’ascolto. È ascoltando che manifestiamo all’altro la nostra intenzione di comunicare. È nell’ascolto che comprendiamo dove si trova davvero il nostro interlocutore. È nell’ascolto che pratichiamo il paradosso della non – azione, quella che conduce alla retta azione.
Questo è vero in ogni relazione, tanto più in quelle intime. Arriviamo, spinti dalla nostra intenzione di comunicare, e riempiamo l’altro di parole. Parole che spesso raccontano com’è lui e non come siamo noi. Parole che lo informano dettagliatamente cosa pensiamo di lui/lei e di come si comporta. Che raccontano il nostro disagio – sì, perché sentiamo il bisogno di comunicare a partire dal disagio più che dal piacere – e che prospettano sempre, quasi sempre, una soluzione. La nostra.
A quel punto gli chiediamo di dirci qualcosa. L’altro se ne va silenzioso, oppure reagisce rumoroso. E noi concludiamo che se non si sa comunicare non si può andare da nessuna parte. E tutto diventa un po’ paradossale.
Così, quando siamo animati dal desiderio di comunicare, proviamo a tradurlo con desiderio di ascoltare, di percorrere la posizione aperta, ricettiva e spaziosa dell’ascolto. Potremmo scoprire che il più grosso ostacolo all’ascolto sono i nostri pensieri che ci assorbono verso le nostre idee e ci impediscono di accogliere, ricevere e, a volte, addirittura sentire quello che l’altro dice davvero.
Quando abbiamo voglia di parlare con qualcuno, iniziamo dall’ascoltare. Potremmo scoprire che tutto diventa più ampio, sincero e spazioso. Perché le parole nascono dal silenzio.
Quando il silenzio fa da padrone, il linguaggio degli occhi è assordante. Pulp Fiction
Pratica di Mindfulness: Praticare pausa
© Nicoletta Cinotti 2017 Verso una accettazione radicale Foto di ©La Belfa
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