Le emozioni, le decisioni e il lasciar emergere
Pochi giorni fa ho letto un articolo che, con stile garbato e divertente affermava che nessuno ha la minima idea di che cosa sia un’emozione: sappiamo solo che portano delle sensazioni fisiche e producono un flusso di pensieri. Nè le neuro scienze, né la psicologia sanno dirci qualcosa in più.
Le emozioni sono il nostro sistema di attribuzione di significato, Mr Burkeman. Decidiamo che significato dare ad un evento sulla base dell’emozione che l’accompagna. Un’emozione che, a volte, mette insieme anche elementi di cui non siamo consci. Elementi comunque presenti, anche se sotto il livello della nostra consapevolezza.
Attraverso le emozioni diamo significato alle cose del mondo e alla nostra vita. Sono più rapide di un processo di pensiero e possono nascondersi nelle nostre idee in maniera sorprendente, tanto da sembrare inesistenti. Alla fine però la chiave delle nostre scelte – consapevoli o inconsapevoli – sta nelle nostre emozioni.
Per cui, qualunque cosa accada, se non vogliamo che la nostra scelta sia trascinata da un impulso inconsapevole, è necessario – prima di tutto – fare due cose: consolarsi (se siamo agitati), o attivarci (se siamo poco responsivi). Fatte queste due cose emergerà quello che è il passo successivo. Entreremo nel flusso, per usare una metafora ben conosciuta.
E quando uso la parola emergere non è una scelta poetica: è proprio così. Non abbiamo bisogno di decidere cosa fare: abbiamo bisogno di lasciar emergere cosa fare. E parlerà la parte migliore di noi.
Ecco, forse in due parole, ho descritto il lavoro con le emozioni che si pratica nella mindfulness. E quel bellissimo regalo che ci offre: la strada verso l’equanimità.
Senza equanimità potremo offrire amicizia solo a chi ci è amico e proveremo compassione solo dopo aver superato un dolore. Sharon Salzberg “Sit like a mountain” Lion’s Roar
Pratica di mindfulness: La meditazione della montagna
© Nicoletta Cinotti 2015 Aprire la mente
Foto di ©Tikke Sang
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