È vero che, molto spesso, ci innamoriamo di ciò che ci porta piacere. Anche se non è una regola generale, come insegna l’esperienza di chi, pur rifiutato in amore, rimane fortemente legato al suo partner ideale. Generalmente finiamo per amare ciò che ci dà ripetute esperienze piacevoli ma non è una regola valida sempre.
Questo accade perchè piacere e amore sono due emozioni che possono essere sia legate che indipendenti. Possiamo provare piacere sessuale senza essere innamorati del nostro partner. Oppure essere innamorati ma non avere una forte intesa sessuale. Sono moltissime le sfumature che si intrecciano tra piacere e amore. Tanto che, a volte, possiamo essere noi stessi confusi e non sapere se qualcuno ci piace o lo amiamo.
C’è un momento in cui però la distinzione è chiara: non lascia dubbi. È il momento in cui perdiamo la fonte del piacere, in cui perdiamo la fonte dell’amore. In quel momento di separazione le reazioni emotive sono molto diverse.
La perdita del piacere produce rabbia, frustrazione, forse delusione.
La perdita dell’oggetto amato produce dolore e lutto.
Sono due risposte diverse che non trovano facile consolazione e che spesso riattivano le nostre difese, le nostre vecchie risposte caratteriali. Quelle che ci hanno fatto credere che, per essere amati, dobbiamo essere diversi da come siamo. Non è vero eppure continuiamo a crederlo. Continuiamo a pensare che, se fossimo stati diversi, le cose non sarebbero finite.
Le perdite hanno un effetto: riattivano le vecchie ferite e aprono la possibilità di nuove risposte. Abbiamo bisogno, in quei momenti, di consolazione intima per non cadere nei soliti schemi, nei soliti film.
Se cerchiamo rapidi sostituti, in entrambi i casi, siamo esposti a confusione e insoddisfazione. Sia il piacere che l’amore sono esperienze intime. La perdita dell’oggetto d’amore o dell’oggetto del piacere richiede una intima consolazione e non l’affannosa ricerca esterna di un sostituto.
Il carattere rigido stabilisce rapporti abbastanza intimi. Dico abbastanza perchè, malgrado l’intimità e il coinvolgimento apparenti rimane sulle difensive. In ogni struttura caratteriale è insito un conflitto:il bisogno di intimità e auto-espressione convive con la paura che le due cose si escludano a vicenda. La struttura del carattere è il miglior compromesso che nei primi anni di vita l’individuo sia stato capace di raggiungere. Purtroppo spesso siamo fermi a questo compromesso anche se, con l’età adulta, la situazione è cambiata. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2016 Dimorare nel presente, dimorare nel corpo Foto di ©Luca & Schiavon
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