Capita a tutti di voler o dover fare delle scelte razionali. Sappiamo cosa è giusto e come dovremmo fare e ci apprestiamo a farlo.
Spesso tanta lucida razionalità non illumina la nostra vita ma ci rende, invece irrequieti e pieni di proteste.Succede perché quello che sappiamo razionalmente giusto ci appare, emotivamente, ingiusto.
Non rispettoso delle nostre emozioni e non espressivo delle nostre ragioni più profonde. Allora queste emozioni di protesta continuano a rimanere sullo sfondo ma fanno rumore come se fossero in primo piano. Lo stesso rumore dei barattoli che venivano legati alla macchina degli sposi tanto tempo fa. Un rumore fatto di tensione nel corpo e di chiusura nel cuore.
E spesso, in effetti, questa situazione accade proprio dentro alle relazioni più importanti. Cediamo, malvolentieri, e andiamo così a nutrire una coda di risentimento che darà, prima o poi, i suoi frutti.
Questa però non è razionalità. Questa è strapotere di una parte sull’altra. È un sacrificio che chiediamo a noi stessi ma che potremmo evitare e le cui conseguenze verranno poi pagate da altre persone.
La razionalità, senza affetto, non ci serve, a meno che non stiamo risolvendo qualche problema di analisi matematica (ma anche quella mette in relazione algebra e geometria analitica). In una relazione abbiamo bisogno di trovare una posizione che esprima un accordo tra le diverse parti di noi. Come possiamo pensare che una scelta che nasce da un disaccordo interiore porti la pace?
Ho poca considerazione per una coscienza razionale dissociata ma rispetto moltissimo una razionalità pienamente integrata con la coscienza del corpo. Analogamente ritengo che la coscienza del corpo da sola sia un livello immaturo dello sviluppo della personalità. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
Foto di ©@muntz
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