Esplorare le emozioni non sempre è facile. In parte perché nella nostra educazione non ci sono stati dati strumenti per farlo. Quando eravamo ansiosi, o spaventati o tristi era facile sentirsi dire che non c’era ragione di provare proprio quello che stavamo sentendo, come se le nostre emozioni fossero un errore di trasmissione.
Altre volte confondiamo le emozioni in mezzo ai nostri pensieri: catastrofizziamo perché siamo in ansia. Oppure esageriamo gli aspetti negativi e minimizziamo quelli positivi perché siamo depressi. O riempiamo i nostri discorsi con “devo”, “dovrei”o “sarebbe giusto che”, magari perché ci sentiamo in colpa o siamo arrabbiati.
Altre volte ci è difficile esserne consapevoli perché sono intangibili e sottili oppure neutre e delicate. Finiamo quindi per essere consapevoli delle nostre emozioni solo quando urlano dentro di noi.
Finiamo così per non avere un vocabolario emotivo che non sia quello delle interpretazioni, delle narrazioni, delle storie. Costruire un vocabolario dell’esperienza emotiva significa offrire quella pienezza del sentire che è la consapevolezza. Possiamo fare la stessa cosa che facciamo con le sensazioni fisiche: così come torniamo al corpo, possiamo tornare al cuore.
Se il cuore vaga o è distratto, riportalo gentilmente a casa…anche se non noterai nulla durante tutto il tempo in cui lo osservi porta il tuo cuore a casa…anche se di nuovo vaga, riportalo a casa, in questo modo il tuo tempo sarà ben speso” Levey and Levey
Pratica di mindfulness: Lavorare con le emozioni
© Centro Studi Mindfulness Genova
Nicoletta Cinotti 2015
Foto di © ~.charlie.~ …
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