
Qualche giorno fa ho ricevuto una mail da una persona che mi diceva di avere pochi risentimenti ma molto grandi, che le richiedevano, per questa ragione, molto tempo e molta pratica perchè potessero sciogliersi.
Così, rispondendole, mi sono accorta di non avere risentimenti. Certamente ho avuto relazioni che sono state difficili ma non hanno lasciato risentimenti. Questo aspetto mi ha un po’ incuriosita. Strano, mi sono detta, che mi riesca così facile perdonare. Esplorando con più attenzione che cosa succede quando qualcuno mi ferisce ho capito perchè non provo risentimenti. Non provo risentimenti perchè allontano quella persona dall’intimità. Diventa estranea anche se la conosco da tempo. Estranea nel cuore non nella pratica quotidiana. I rapporti si mantengono ma, dentro di me, ha uno spazio più neutro e distante. Una distanza dalla quale quello che fa o come è non ha più effetto.
Perchè perdonare è difficile e non è immediato. Perdonare è un processo in cui abbiamo bisogno di riconoscere la verità di quello che è accaduto e, nello stesso tempo, permettere all’altro di essere com’è e a noi di essere come siamo. Metterlo “in panchina” per un po’ mi aiuta a perdonarlo. Un po’ come fanno gli arbitri quando ammoniscono un giocatore. A volte lo squalificano per diverse partite, prima che possa tornare a giocare. Ecco, mi sono accorta che faccio, silenziosamente così. Senza quasi accorgermi di farlo. Il risentimento mi costringerebbe a tenere in gioco il dolore e la rabbia. Questa leggera distanza, prima di farlo rientrare in gioco, mi concede di consolarmi e, forse, di proteggermi.
Ho sempre pensato che la domanda che molti giornalisti fanno alle vittime di qualche fatto doloroso “L’ha perdonato?“fosse inopportuna. Il perdono richiede tempo ed è un fatto così intimo che nel momento in cui lo dichiariamo pubblicamente lo rendiamo un po’ meno autentico. Per perdonare a volte abbiamo bisogno di lasciar andare, altre volte di lasciare che le cose siano come sono. Permettere spesso è l’azione e il verbo che consente il perdono
Eppure del perdono abbiamo tutti bisogno: soprattutto chi sente di aver subito un torto. Perchè perdonando l’altro liberiamo il nostro spazio emotivo da una rabbia e un dolore che ci incatena. Perdonando dichiariamo che possiamo tornare a vivere con pienezza, senza tenere nessuno in panchina. E, strano a dirsi, per me il perdono avviene nel silenzio. Perchè il silenzio è la matrice da cui nascono le parole e la casa in cui le parole ritornano quando abbiamo compreso.
Non possiamo cambiare il passato. Possiamo solo imparare dal passato e usare quelle lezioni per vivere il presente in modo più consapevole e compassionevole. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: Meditazione sul perdono (Meditazione live)
© Nicoletta Cinotti 2018 La cura del silenzio
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