Molto spesso il dubbio è un impedimento alla consapevolezza che non riconosciamo come tale. Anziché vederne l’aspetto di impedimento e di ostacolo, ne rimaniamo affascinati e lasciamo che le nostre decisioni successive dipendano dalla risoluzione dei nostri dubbi, entrando così in una fase di grande incertezza come se fossimo ad un bivio, incapaci di prendere una direzione.
Come possiamo definirlo
Il dubbio è una incapacità a rischiare di prendere un impegno, con le conseguenze che questo può comportare. Può essere così disturbante da attirare tutta la nostra attenzione.
Anche se può sembrare paradossale, quando dubitiamo, e rimaniamo bloccati perché coinvolti dalle nostre incertezze, in realtà non tolleriamo di aspettare quel tanto che ci permetterebbe di approfondire di più l’esperienza e quindi di valutare con una migliore riflessione.
Il dubbio scettico
Il dubbio scettico è un dubbio che ci sottrae dal processo di scoperta. Per sottrarci alla paura di sbagliare rimaniamo ad una distanza di sicurezza, occupati ad analizzare ossessivamente, la realtà e le sue possibilità. Questo avviene malgrado la nostra esperienza non sia sufficientemente approfondita. L’effetto è quello di rimanere totalmente bloccati al bivio di una scelta che ci sembra gravida di terribili conseguenze.
In questo caso non è molto importante cosa scegliere o cosa prediligere. La cosa più importante è uscire dal blocco. Fare qualcosa. Scegliere qualcosa che, peraltro, può sempre, ad un esame successivo, venir cambiato. Ma la cosa importante è fare in modo di arricchire la propria esperienza con un orizzonte più ampio di quello che tendiamo ad avere in quel momento.
Perché il dubbio produce una qualità di blocco che impedisce di cogliere la verità delle cose, che rimane nascosta dal rigido immobilismo del dubbio. Abbiamo bisogno di svincolarci da questa paralisi per permettere al processo delle cose di svolgersi naturalmente.
Altre volte questo tipo di dubbio riguarda la nostra adeguatezza o capacità di fare le cose e attiva, invece, una specie di irrequietezza. Anche qui ci separiamo dal processo in corso per giudicare, comparare, confrontare. Si produce una specie di irrequietezza che ci rende difficile fare qualcosa in pratica, perché pensiamo che il dubbio esprima una verità su di noi e sulla nostra capacità
Quando dubitare è positivo
Non sempre dubitare è un impedimento alla consapevolezza. Infatti può diventare uno strumento di riflessione quando lo utilizziamo come lettura critica della realtà. Non crediamo a tutto quanto ci viene proposto e proviamo a verificare nella pratica le nostre idee, o le idee che ci vengono proposte da altri.
La differenza tra un tipo di dubbio e l’altro sta proprio nell’effetto che produce. Quando è un impedimento alla consapevolezza blocca ogni tipo di azione e lascia arroccati e incapaci di muoversi. Quando è un dubbio critico, di fatto, è indicatore di un movimento successivo, da cui deriva una evoluzione e una scelta più riflessiva.
Il dubbio e la pratica
La pratica di consapevolezza, con la sua possibilità di creare spaziosità e regolazione emotiva, offre una progressiva risposta ai nostri dubbi. Un risposta che non è “puntuale”, come vorrebbe la nostra mente dubitante, ma progressiva. La capacità di tollerare gli aspetti processuali, di svolgimento dell’esperienza, è un ingrediente necessario per superare la qualità tormentante del dubbio.
Quando dubitiamo possiamo vedere la nostra routine quotidiana come ripetitiva e improduttiva. In effetti il senso delle cose può essere colto solo nel suo svolgimento. Coltivare la capacità di cogliere lo svolgersi dei processi di significato, lo svolgersi stesso della nostra esistenza, è quello che può attribuire senso alle esperienze che facciamo. In questo modo ogni passo della nostra vita è un passo di libertà.
Domandarci cosa sta avvenendo nel presente può aprire le nostre possibilità e/o offrirci una prospettiva più ampia della nostra esperienza . Possiamo chiederci:”Sono presente?”, “Sono consapevole?”, “Sto soffrendo e qual è la causa di questa sofferenza?” “Questa sofferenza può cessare perché è un frutto della mia mente oppure è un momento della mia vita?” . Rispondendo a queste domande, usciamo dalla pretesa della risposta certa, immediata, “puntuale” e riconosciamo alle cose il loro svolgimento e la loro processualità. Usciamo così dalla ripetitività del dubbio per riconnetterci con la ricchezza dello svolgimento.
Come lavorare con il dubbio
L’antidoto al dubbio è “mantenere l’attenzione”, che significa essere in grado di stare attenti nello svolgersi delle cose. Infatti quando dubitiamo la nostra attenzione è molto labile e continuamente distratta da stimoli ripetitivi ma diversi. Passiamo da un pensiero all’altro, da una cosa all’altra, senza dimorare sufficientemente a lungo in niente. Il potere del dubbio è diminuito quando la nostra attenzione può dimorare sufficientemente a lungo in qualcosa. Anziché rimanere incantati dal fascino del dubbio, possiamo prendere contatto con la sofferenza che produce e aprirci alla compassione verso questa sofferenza.
Piuttosto che temere di impegnarci tutta la vita in qualcosa, possiamo vedere un impegno a breve termine in quella stessa cosa, seguito poi da una verifica. In questo modo possiamo aprire il cuore e la mente ed esplorare cosa hanno da dirci entrambi.
Quando il dubbio ci governa, abbiamo bisogno di prendere una giusta distanza che ci restituisca un senso di padronanza, portando l’attenzione a ciò che sta effettivamente avvenendo, con il desiderio di imparare dall’esperienza.
a cura di nicoletta cinotti
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