C’è una ragione semplice ed essenziale per cui accettare quello che c’è guarisce. Ogni volta che entriamo in contatto con una sensazione – indipendentemente dalla sua natura piacevole o spiacevole – entriamo in contatto con l’energia che quella sensazione porta con sé. Questo aumenta la nostra vitalità perché si accompagna ad una respirazione più ampia e piena. Permettiamo al corpo di essere più vivo e, implicitamente gli diciamo “hai diritto ad essere così”.
Ogni volta che rifiutiamo invece attiviamo una difesa che ha un costo energetico.
La tensione elimina la sensazione che rifiutiamo ma ci costringe ad un doppio lavoro. Il movimento che ci porta a sentire si somma al movimento che trattiene dal sentire. Per cui, alla fine, siamo stanchi anche se ci sembra di non aver fatto nulla: perché tutto questo avviene al di sotto del livello della consapevolezza. Automaticamente.
Le nostre potenzialità così vengono ridotte dalle nostre difese che, anziché proteggerci, ci limitano. La vera difesa è quella che sorge nel momento in cui è necessario e scompare appena passato il pericolo. Le tensioni invece sono difese preventive. Nascono dopo il pericolo e sono attive in previsione di un pericolo. In questo modo, inoltre, quando davvero avremmo bisogno di attivarci, siamo già stanchi perché siamo già stati – preventivamente – troppo impegnati prima.
Alla fine le tensioni esprimono, semplicemente, la nostra paura di essere e il nostro limitare lo spazio del sentire è un limitare lo spazio dell’esistenza.
Essere è lo stato di vita del corpo. Più il corpo è vivo più è grande l’essere. La potenzialità dell’essere è ridotta da tutte le tensioni croniche che limitano la motilità del corpo, che ne diminuiscono la respirazione e ne bloccano l’espressività. È accresciuta ogni volta che ci permettiamo di sentire profondamente e di esprimere le nostre sensazioni in modo adatto. Alexander Lowen
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
Foto di ©Sensorix
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