
Se pensiamo alla connessione ci vengono in mente subito i nostri amati/odiati device. Il termine connessione di cui parlo però non è tanto la connessione a internet ma la connessione con noi stessi. La fondamentale capacità di essere presenti, che è alla base della pratica di mindfulness. Essere consapevoli infatti a volte viene equiparato a sapere a cosa stiamo pensando ma non è questa la consapevolezza. Non bastano i nostri pensieri per essere consapevoli. Anzi, i nostri pensieri molto spesso sono la prima ragione per cui perdiamo la connessione con noi stessi perché ci portano altrove, in un mondo davvero virtuale anche se molto verosimile.
Essere connessi con noi significa prima di tutto essere presenti e consapevoli, capaci di percepire le sensazioni fisiche, capaci di riconoscere le sensazioni emotive e nominarle, capaci di sapere cosa stiamo pensando senza credere che i pensieri siano fatti. I pensieri sono eventi mentali, prodotti della mente, proprio come tanti altri prodotti del nostro corpo. I polmoni scambiano ossigeno e anidride carbonica, i reni filtrano i liquidi e così via, in un continuo scambio tra interno ed esterno.
Per qualche strana ragione però siamo abbastanza distaccati dagli altri prodotti del nostro corpo (non penseremmo mai di identificarci con l’anidride carbonica) ma molto affezionati ai nostri pensieri. Tanto da credere abbastanza ciecamente a quello che ci passa per la testa. Tanto da lasciare che i nostri pensieri creino un clima emotivo.
Le ragioni per cui accade sono tante ma la prima è, credo, proprio l’idea che essere connessi con sé stessi significhi sapere a cosa stiamo pensando. Essere connessi con sé stessi non può essere limitato ai nostri pensieri per una ragione semplice: perché i nostri pensieri hanno una qualità di assorbimento che taglia e riduce la nostra relazione con l’esterno. Possiamo rimuginare su aspetti relazionali ma anche quando pensiamo intensamente a qualcuno non siamo in relazione con quella persona. Mentre quando sentiamo il corpo stabiliamo una relazione sensoriale con l’ambiente in cui siamo e altrettanto succede quando proviamo una emozione: l’emozione ci connette – in maniera piacevole, spiacevole o neutra – all’ambiente in cui ci troviamo. I pensieri no: ci isolano nel nostro mondo. Un mondo da cui possiamo fare molta fatica ad uscire.
Non lasciare che i pensieri siano la tua unica connessione con te stesso. Non sei i tuoi pensieri. E i pensieri non connettono ma isolano. Sono i pensieri che fanno credere che ogni uomo è un’isola, entità separata immersa in un mare di distanza. Ogni uomo è un albero e, se guardiamo dalla prospettiva delle radici, ogni albero contribuisce alla fitta rete di connessioni che tiene insieme la terra del bosco, che nutre e sostiene, senza distinzioni, tutto ciò che è vivo.
E tu sei isola o albero?
Noi esseri umani siamo come gli alberi radicati al suolo con un’estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre ra¬dici terrene. Se sradichiamo un albero, le foglie muoiono; se sradichiamo una persona, la sua spiritualità diventa un’astrazione senza vita. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: Il panorama della mente
© Nicoletta Cinotti 2019 Il protocollo MBSR: serata di presentazione gratuita 15 Aprile 2019
Photo by Artem Sapegin on Unsplash