
Di solito la domenica pubblico una poesia. Oggi scelgo di condividere il brano di una poetessa molto amata, Chandra Livia Candiani. che esprime con chiarezza che la poesia è una forma di conoscenza. Perché, come ripeto sempre, il punto è vivere la vita da poeti e conoscerla da scienziati.
Per me la poesia è conoscenza più che emozione. Conoscenza attraverso il sentire. Non mi fido delle emozioni, sono effimere, rapinose, inaffidabili. Il sentire, invece, è uno strumento di comprensione non ragionevole, non passa dal buon senso e dalle convezioni della razionalità. Le emozioni senza conoscenza sono come la ragione senza sentimento. Ho bisogno di sentirmi rivolta all’altro e non solo in dentro. Sento il mondo e sento il respiro. Inspirando, il mondo entra in me; espirando, il mio mondo esce nel mondo grande. Scrivo perchè mi capita, perchè la vita ha avuto tenerezza di una bambina senza parole per dire basta ai massacri dei grandi, a una bambina asino a scuola e muta a casa. La vita le ha mandato un dono. La poesia è una dettatura senza scopo, non voglio dire niente, balbetto. Come i neonati quando verseggiano, dicono il loro stare al mondo, fanno versi di gratitudine: sono vivo proprio ora, proprio qui. Poi un giorno scopri che altri leggono quei versi e ci si ritrovano, si sentono detti da te. Guai pensare che sei tu, che tu abbia qualche merito. Più ti fai da parte e più succede, più pensi di essere tu e più diventi falso, ne fai uno stile letterario, diventi un professore delle parole.
Invece è meglio essere medici delle parole, infermieri e contadini delle parole e certe volte minatori. E poi lombrichi. Passo lunghi mesi da lombrico. Da me non esce neanche un verso, silenzio totale, vivo sottoterra, eppure poi scopro che sto arieggiando la terra, la faccio tenera e soffice e un giorno spunta una parola e poi un’altra e…miracolo! vogliono dire qualcosa, dicono a me e poi dicono anche ad altri.Chandra Livia Candiani