
Credo di aver provato molte strade diverse per fare la valigia. La prima è quella di scrivere su un foglietto le cose che mi voglio portare in modo che, quando sarà il momento, non mi dimenticherò nulla. Alla fine le valigie preparate così erano esplosive: proprio perché non mi ero dimenticata nulla, c’era troppo.
Per un certo periodo di tempo ho viaggiato con una coppia di amici che partiva con la valigia vuota, piena solo delle cose per la toelette personale. Una volta l’ho fatto anch’io. È stato un incubo: ho passato tutte le vacanze divisa tra la sgradevole sensazione di buttare via i soldi comprando cose che avevo già e la ricerca di oggetti che volevo uguali a quelli che uso di solito. Ho capito che non ero il genere di viaggiatore “leggero” una volta in cui, prima dell’avvento del kindle, ho tolto i libri che avevo portato e la valigia è dimagrita tantissimo.
Prendere o lasciare
Detto questo è chiaro che non posso dare consigli a nessuno su come fare una valigia sensata. Però posso raccontarti qualcosa del perchè ci affezioniamo agli oggetti. Hai presente la coperta di Linus? Siamo tutti un po’ come Linus: abbiamo bisogno di un oggetto di transizione tra la casa e lo sconosciuto del viaggio o della vacanza. Più è lungo il viaggio più questa scelta diventa significativa. Quando impariamo a scegliere? Ti potrà sembrare strano ma la nostra abitudine a prendere o lasciar andare ha una radice piuttosto lontana: risale a quando abbiamo imparato il controllo degli sfinteri. Più o meno attorno ai due anni i muscoli orbicolari del retto sono attivi e impariamo che possiamo controllare il momento in cui andare in bagno.
È una scoperta emotivamente rivoluzionaria: da lì in poi strutturiamo la nostra modalità di controllo nei confronti delle cose della vita.
Accumulatori seriali
Dietro alla difficoltà di lasciar andare c’è spesso la paura di perdere e la paura del vuoto: gli oggetti così diventano compagni di viaggio, strumenti di comunicazione, amici affettivi. Non è un caso che gli adolescenti rubino i vestiti. L’immagine che danno gli oggetti che possediamo ci fa sentire meglio, ci fa sentire parte di una comunità e riempie un vuoto.
A volte questo comportamento può diventare ossessivo e allora vedi delle persone che, per un fine settimana, hanno un baule che sembra un trasloco intercontinentale. Quella è la sindrome della tartaruga: portare la casa con sé e, per questa ragione, procedere lentissimi.
È vero che un viaggiatore si riconosce dal bagaglio: un buon viaggiatore sa che un bagaglio leggero garantisce libertà.
Acquisto compulsivo
Se c’è chi parte con troppe cose c’è anche chi torna stracarico di acquisti. Anche se può sembrare che i due atteggiamenti siano simili – ossia legati al riempire troppo – in realtà chi torna stracarico ha bisogno di ricordare quello che ha fatto, mentre chi parte stracarico ha bisogno di essere rassicurato rispetto alla partenza. Chi torna con troppi souvenir ha bisogno di dimostrare la bellezza di quello che ha vissuto, prima di tutto a se stessi. E rischia di vivere come un fotografo: più preoccupato di fermare l’immagine, il ricordo, che di vivere l’esperienza.
Una vacanza rilassante
Quali caratteristiche deve avere una vacanza rilassante? Cosa dobbiamo, concretamente e metaforicamente, mettere in valigia? Experience Life suggerisce la solita lista di buoni consigli. Alcuni sono davvero singolari. Per esempio sembra che odorare un limone ad intervalli di 30 secondi per 15 minuti riduca la pressione sanguigna e rallenti il ritmo cardiaco, aiutandoci a tornare calmi! (Sicuramente aiuta la salivazione). Ecco qui una selezione di quelli più mindful:
- Siamo perseguitati dai rumori: una buona vacanza potrebbe essere in un luogo dove sia possibile ascoltare i suoni della natura. Se invece avete scelto una vacanza in città l’indicazione è ascoltare i suoni senza attribuire loro significato, ascoltarli come eventi sonori del presente, anziché dire “che rumore fa quella macchina” sentire ritmo, timbro e tono, lasciando che il rumore svanisca. In questo modo il sistema nervoso autonomo non si attiva. Chi ne parla? Nancy Colier nel suo delizioso “The power of Off”. Peccato che per ora sia solo in inglese. In compenso puoi acquistarlo anche in Kindle
- Gioca, gioca, gioca: qualsiasi vacanza è il momento adatto per giocare. Giocare abbassa il livello di cortisolo e alza il livello di endorfine. Per cui in una buona valigia dovrebbe sempre esserci qualcosa per giocare. Oppure, appena arrivati, una buona idea è cercare dove è possibile giocare a tennis, a calcetto, o qualsiasi altro gioco che sia divertente. L’effetto sulla serotonina, endorfine, ossitocina e dopamina rende immediatamente piacevole la nostra vacanza. (E vale anche se si rimane in città!)
- Portati sempre dietro una bottiglia di acqua: rimanere ben idratati riduce l’attivazione dell’asse Ipotalamo-ipofisario responsabile della produzione della stressante adrenalina
- Finalmente concediti di fare una sola cosa per volta: non devi vedere tutto quello che c’è scritto sulla guida! Consultala con moderazione e, in ogni caso, non rendere le giornate troppo stimolanti. La distrazione, alla lunga, non porta rilassamento ma produce altro stress
- Riconsidera la caffeina: per molte persone la caffeina è troppo stimolante e spesso non riconosciamo l’agitazione che si accompagna al fatto di bere troppo caffè. La vacanza è un buon momento per ridurre la quantità di caffeina
- In Giappone c’è la tradizione di passare del tempo immersi nella natura, in particolare nelle foreste. In ogni caso, se non hai a portata di mano una foresta, passare del tempo in mezzo alla natura è un ottimo rilassante. In fondo andiamo in vacanza proprio per questo!
- Infine compra un quaderno, scrivi un diario della tua vacanza. Non lasciare che sia raccontato tutto dalle foto. Come vedrai spesso i nomi dei luoghi, i giorni che passano, diventano un insieme abbastanza indistinto. Scrivere un Diario della vacanza è un modo per ricordare, fissare piacevolmente quello che abbiamo fatto e tenerlo con sé. Ci risparmia l’acquisto di souvenir!
Il magico potere del riordino
L’organizzazione sta diventando un must. Ci sono corsi per diventare planner sia a livello di segreteria di direzione che di vita familiare. A Milano si tengono corsi per governanti per avere un buon planning familiare. La nostra vita è sempre più complicata e quindi una buona organizzazione permette di fare più cose e – dicono – di farle meglio. Questo è vero per tutto, anche per una vacanza. Non a caso un piccolo libro come Il magico potere del riordino ha avuto un successo internazionale. Parecchi paragrafi sono dedicati a come riporre i vestiti e sono pieni di consigli utili per fare una valigia sensata. La prima volta che li ho messi in pratica ho preso la solita valigia che uso per le vacanze, ho sistemato i vestiti secondo i criteri suggeriti da Marie Kondo. Ho scoperto che, messi così, mi rimaneva un sacco di spazio…non ho resistito e ho riempito con un sacco di libri e quaderni tutto lo spazio che rimaneva vuoto! È più forte di me: con le valigie sono un disastro!
Ps: A proposito, questi sono i libri che porterò in vacanza con me (Oltre ai due citati sopra)
- La felicità sul comodino di Alberto Simone
- Mamme illuminate di Sarah Napthali
- Come non scrivere. Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano. di Claudio Giunta
- Guarire la frammentazione del sé. Come integrare le parti di sé dissociate dal trauma psicologico Janina Fisher
- L’arte di correre di Murakami
- Un antidoto contro la solitudine di David Foster Wallace
Quando ha visto la lista mio marito mi ha chiesto se ho intenzione di uscire dalla stanza….:-)
© Nicoletta Cinotti 2018