Spesso siamo poco consapevoli delle intenzione che stanno dietro alle nostre azioni. Anche delle intenzioni che abbiamo quando cerchiamo qualcuno.
Chiamiamo una persona per chiedergli qualcosa. Magari vestiamo la nostra richiesta in un modo che possa sembrargli attraente ma la vera intenzione di questo movimento relazionale ci rimane velata. Oscura anche a noi stessi. Non espressa dalle nostre parole.
Ci rendiamo conto della nostra vera intenzione solo quando questa non si realizza. Quando la risposta prende la forma della realtà. Allora -in un attimo – la delusione disegna la dimensione della nostra vera intenzione. La forma del nostro vero bisogno
In quell’attimo comprendiamo ciò che stava dietro alla nostra richiesta. E l’altro diventa così la fonte del nostro dolore o della nostra insoddisfazione anziché ragione di felicità.
Riconoscere e dare voce alle vere intenzioni che ci spingono a cercare gli altri ci fornisce una consapevolezza più ampia delle nostre spinte relazionali e libera le relazioni da aspettative inespresse che non possono che essere fonte di disagio.
Nel momento in cui riconosciamo le nostre intenzioni, portiamo la consapevolezza anche a quella grande area dei bisogni relazionale. In quel momento chiudiamo la pratica – le faccende quotidiane – e apriamo il cuore.
In quel momento permettiamo che la consapevolezza illumini le nostre relazioni e che ci conduca a riconoscere i nostri bisogni più profondi. Non delegando all’altro di indovinare il nostro vero bisogno, ci prendiamo la responsabilità della nostra felicità.
Cominciare ad esplorare le nostre assunzioni inespresse è un passo che conduce alla strada della felicità. Sharon Salzberg
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Centro Studi di mindfulness e Bioenergetica Genova
Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©.p a n e.
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