
Capita a tutti di avere fame e dover mangiare subito qualcosa. In questi casi ci accontentiamo facilmente del primo cibo che troviamo. Anche se non è proprio il migliore. Per molte persone la fame è così: irresistibile.
Non sempre però la nostra fame è fame di cibo. A volte è fame di amore, altre volte di approvazione. Altre volte ancora è fame di contatto. Questo tipo di fame agisce spesso in incognito. Non è semplice da riconoscere come la fame di cibo e non dà segnali evidenti come l’abbassarsi della glicemia. Abbiamo un senso di vuoto e qualcosa che ci spinge a cercare ma non sappiamo bene cosa né come.
C’è un’altra complicazione per questo tipo di fame: il cibo sono gli altri. Gli altri con la loro attenzione, con la loro cura, con il loro contatto e il loro amore.
Perché a volte trattiamo le nostre relazioni proprio così, come se fossero cibo per una fame di natura insostanziale. E il diritto dell’altro a dirci di no, a sottrarsi, ci getta nello sconforto, Questo tipo di fame è una fonte grande di insoddisfazione e infelicità perché non possiamo nutrirci come vorremmo. Siamo dipendenti dagli altri per soddisfare questa fame e loro sono liberi di lasciarci famelici. La fame – che sia di cibo o d’affetto – è tanto forte perché è legata all’emozione della paura. Quando abbiamo fame si attiva lo stesso circuito psicofisico della paura ed è questo che ci fa sentire che la nostra stessa esistenza è in pericolo. È così che a volte possiamo accontentarci di relazioni che non porteremmo avanti se non avessimo una fame terribile da saziare. Sono le relazioni in cui l’altro è, prima di tutto, una risposta al nostro senso di vuoto.
Così relazioni sbagliate possono sembrarci soluzioni comode. Comode ma che ci lasciano ancora in ricerca di qualcosa d’altro. Allora dovremmo fare come un buon dietologo dell’anima. E ricordarci che un cibo a caso non toglierà davvero la fame ma solo il senso di pericolo. Il senso d’urgenza. Perché la fame d’amore non ammette pasti sostitutivi: si calma solo quando incontra proprio il cibo di cui aveva bisogno. E il cibo di cui ha bisogno non arriva solo dagli altri. A volte è la nostra attenzione. L’attenzione ai nostri bisogni. L’attenzione alla nostra esperienza senza entrare subito nella ricerca di soluzioni, nella ricerca di risposte. A volte – come diceva Rilke – bisogna amare la domanda per poter trovare una buona risposta.
Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e… cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che possono esserti date poiché non saresti capace di convivere con esse. E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora. Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta. Rainer Maria Rilke
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2019 Vulnerabili guerrieri